Oro Sangue by WARD J.R

Oro Sangue by WARD J.R

autore:WARD J.R.
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 978-88-17-05332-7
editore: Abyssinian
pubblicato: 2011-10-31T16:00:00+00:00


Capitolo 25

Molto più a nord, sugli Adirondack, appena prima dell’alba sulla Saddleback Mountain, il vampiro che aveva braccato il cervo la notte prima ne stava inseguendo un altro. Lento e scoordinato, sapeva che quel ruolo di cacciatore era una barzelletta. La forza ricavata dal sangue dell’animale non gli bastava più. Quella notte, nel lasciare la grotta, si era sentito così debole che dubitava di riuscire anche solo a smaterializzarsi.

Quindi con ogni probabilità non sarebbe stato in grado di avvicinarsi alla preda. Quindi non si sarebbe nutrito. Quindi… ecco, sì, doveva essere giunta la sua ora.

Strano. Si era chiesto – come immaginava capitasse a chiunque, di tanto in tanto – come sarebbe morto, di preciso. In quali circostanze? Avrebbe sofferto? Quanto ci avrebbe messo? Visto il suo campo d’azione, aveva dato per scontato che sarebbe accaduto combattendo.

Invece stava per succedere lì, in quella foresta silenziosa, per mano della magnificenza bruciante dell’alba.

Sorpresa!

Qualche metro più avanti il cervo alzò il pesante palco di corna, preparandosi a balzare via. Chiamando a raccolta le poche energie rimastegli, il vampiro tentò di coprire la distanza fra loro… ma non accadde nulla. La sua forma corporea tremolò nello spazio, sparendo e ricomparendo come se qualcuno avesse fatto scattare l’interruttore accendendo e spegnendo la luce, ma lui non cambiò posizione e l’animale si allontanò attraversando la boscaglia, la coda fremente.

Il vampiro si lasciò cadere sul fondoschiena. Volse gli occhi al cielo, sopraffatto dai rimpianti, numerosi e profondi e per la maggior parte relativi ai defunti. Non tutti, però. Non tutti.

Pur agognando disperatamente il ricongiungimento che si aspettava di trovare nel Fado, pur bramando l’abbraccio di coloro che aveva perso qualche tempo prima, sapeva di lasciare sulla terra una parte di sé.

Ma non c’era rimedio a quell’abbandono.

L’unica consolazione era che suo figlio era in ottime mani. Le migliori. I fratelli si sarebbero presi cura di lui, com’era giusto.

Avrebbe voluto dirgli addio, però.

Avrebbe voluto fare molte cose.

Purtroppo il tempo dei buoni propositi era scaduto.

Memore della leggenda del suicidio, fece un paio di tentativi di rialzarsi; non riuscendovi, cercò persino di trascinarsi faticosamente verso la caverna. Invano. Con un barlume di gioia nel cuore tenebroso, alla fine si arrese, crollando sul tappeto di foglie e aghi di pino.

Giacque immobile, a faccia in giù; il letto fresco e rugiadoso della foresta gli riempì le narici di fragranze pulite.

I primi raggi del sole giunsero da dietro, e subito sentì la vampata di calore. La fine era arrivata e lui la accolse a braccia aperte e a occhi chiusi per il sollievo.

L’ultima sensazione prima di morire fu di liberazione dalla dimensione terrena. Poi il suo corpo martoriato si sollevò verso la luce abbagliante, attratto dal ricongiungimento che aveva atteso per otto terribili mesi.



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